“Prima di iniziare a lavorare su Sacro Monte Kids, non conoscevo né il Sacro Monte di Varese né sapevo che fosse un bene Unesco. Parto da questa premessa non per far sfoggio di ignoranza – c’è poco di cui andar fieri – ma perché il primo problema che mi sono posta lavorando su questa app è stato come raccontare il luogo senza dare niente per scontato” dice Roberta Ragona, in arte Tostoini, che ha abilmente illustrato la app SacroMonteKids.
Abbiamo lavorato con piacere con Archeologistics e con Roberta, con la quale abbiamo già fatto diversi lavori e con cui condividiamo il gusto della scoperta e della ricerca. Tostoini è poi piuttosto maniacale nella sua ricerca, e segue suoi personali fili rossi, lasciandoci sempre di stucco. Le abbiamo chiesto di raccontarci un po’ del processo che ha portato alla app Sacro Monte, perché il dietro le quinte è sempre molto rivelatore.
” Non conoscevo il sito, e così mi sono messa a studiare. La prima cosa che ho scoperto è che, per chi vive da quelle parti, il Sacro Monte di Varese non solo è ben noto, ma è anche un posto amato per motivi non solo religiosi o artistici, ma di semplice gioia dello stare all’aria aperta, a contatto con la montagna.
Il sopralluogo
Il primo sopralluogo per ammirare le opere, scattare foto di reference e fare qualche sketch è stato in compagnia di due classi di una scuola elementare. Questo ci ha permesso di vedere coi nostri occhi le opere, ma soprattutto capire l’approccio delle guide, sentire i loro racconti, decidere quale taglio dare alla narrazione.
La prima cosa che salta agli occhi è che nel 2018 l’Italia è sempre di più – per fortuna – una nazione multiculturale, e le scuole sono uno spaccato molto rappresentativo della società. La narrazione dei luoghi d’arte e dei suoi prodotti culturali deve essere quanto più possibile inclusiva, e la guida che avevamo in mente avrebbe dovuto essere in grado di raccontare – a tutti – un luogo, la cultura che l’ha creato, e le sue opere d’arte, a prescindere da quale fosse il loro background.
La particolarità del Sacro Monte di Varese è che il suo valore artistico non sta solo nelle sculture, nell’architettura o negli affreschi, ma nel modo in cui queste tre cose interagiscono le une con le altre e con la natura che le circonda.
I personaggi
Mentre noi ipotizzavamo possibili tagli narrarvi, Archeologistics lavorava con le classe elementari del territorio, analizzando con i bambini il Sacro Monte e le sue storie. A scuola, il cammino in montagna si è trasformato in un teatro, con personaggi e narrazioni; sulla scia delle scelte fatte dai bambini, abbiamo capito come procedere: individuando dei personaggi che ci facessero scoprire il sito attraverso il loro sguardo… lo sguardo dei religiosi, lo sguardo dell’architetto, lo sguardo dello scultore e lo sguardo del pittore.
Perciò abbiamo scelto come narratori suor Tecla Maria Cid e fra’ Gian Battista Aguggiari, l’architetto Giuseppe Bernascone, il pittore Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone e lo scultore Francesco Silva.
Un teatrino in digitale
Abbiamo considerato gli affreschi come delle quinte teatrali in cui le sculture mettono in scena una rappresentazione, e anche i personaggi sono stati disegnati avendo in mente un’animazione molto “analogica” nella sua concezione, che ricordi quasi un teatrino delle marionette.
Per la mappa mi sono lasciata ispirare dal passato del Campo dei Fiori come località di villeggiatura, ho studiato i colori e le atmosfere delle affiche di montagna di inizio Novecento, il modo in cui rosa dei tramonti si riflette sulla neve e sulle architetture, le miriadi di sfumature dei verdi della montagna in primavera, in cui le tonalità cupe dei sempreverdi sfociano quasi nel blu.
Osservare camminando
I giochi si alternano tra attività all’interno dell’app e altre da giocare offline, durante la visita, ma il il principio fondamentale rimane sempre lo stesso: l’osservazione e lo sguardo sull’opera, che consentano di soffermarsi e guardare con attenzione le cappelle e le opere d’arte, prestando attenzione ai dettagli di vita di tutti i giorni, all’attenzione per gli abiti, i tessuti, gli oggetti.
Non a caso un gioco è dedicato alle sculture dei cani del Sacro Monte, presenze che danno il senso della quotidianità, ma anche figure metaforiche che da compagni fedeli e allegri diventano presenze sempre più minacciose nelle cappelle dedicate ai Misteri Dolorosi.
Ci siamo confrontate a lungo anche sul tema del registro linguistico da usare all’interno del gioco. Un esempio è il gioco dedicato all’architettura: alcuni dei nomi delle diverse parti che compongono un edificio non sono semplici e non sono parole di tutti i giorni, ma siamo arrivate alla conclusione che un contesto di gioco sia il modo migliore per entrare in contatto con qualcosa di nuovo che non si conosce, e questo vale anche per le parole. Non è detto che ai bambini servirà sapere cos’è una lesena, ma una parola in più è sempre utile, perché dietro ogni parola c’è un’idea.
La cosa curiosa del lavoro su Sacro Monte Kids è che il seme di curiosità che volevamo far nascere nei bambini che avrebbero avuto per le mani la guida ha contagiato per primi noi che ci abbiamo lavorato: siamo partiti dal Sacro Monte e oltre al santuario abbiamo scoperto la funicolare liberty, la casa museo Ludovico Pogliaghi – una specie di piccolo Sir John Soane’s Museum in cima alla montagna – e l’osservatorio astronomico.
Mi sa che è vero che non sempre serve cercare nuove terre ma avere nuovi occhi.”